Le mura aureliane-onoriane si aprivano in sedici porte fra grandi piccole (Procopio, nel De Bello Gothico, I, 19, parla di quattordici: forse due erano state murate), senza contare quelle interne, come la porta Aurelia sul Tevere. Non si trattava solo di togliere di mezzo Arsacio e Terenzio,i due potenti eunuchi che avevano provocato l'allontanamento di Olimpio, ma soprattutto sbarazzarsi dei generali insediati da Olimpio ai comandi supremi dell'esercito, e che ancora occupavano le loro posizioni. Così narra il fatto Sozomeno (Op. Diciamo subito che questa versione è assolutamente inattendibile, per non dire ridicola. Probabilmente per mezzo degli uffici di Generido, il come Illirici, Onorio assoldò un corpo agguerrito di ben 10.000 Unni, forse provenienti anch'essi, come quelli condotti in Italia da Ataulfo, dalla Pannonia. Ora questo segreto importantissimo era stato rivelato, a quanto si diceva, da Stilicone ai nemici dell'Impero; per questo Roma era ormai sul punto di cadere. Naturalmente il suo ingresso in Italia fu presentato nella veste rassicurante di una azio-ne diretta contro Alarico e in aiuto dell'imperatore di Ravenna. Può darsi che in questa terza fase, in realtà, abbia avuto inizio contemporaneamente alla seconda, o addirittura poco prima, e che la calata di Ataulfo l'abbia un'altra volta posticipata. Come se la farne e la minaccia di una nuova pestilenza fossero problemi secondari, continuava ad angustiarsi al pensiero che truppe barbare prendessero parte alla conquista dell'Africa a fianco dei Romani. - UMILIANTE AMBASCERIA DEL SENATO AD ALARICO. [43] I federati barbari al suo seguito, insieme ai suoi servi e ad altri amici e parenti, tentarono di intervenire per salvarlo dall'esecuzione, ma Stilicone li fermò all'istante, accettando il suo destino. [58] Quest'ultimo, lodato da Zosimo perché pagano, si rese ben presto amato dall'esercito con distribuzioni di grano e ricompense, costituendo quindi non solo un terrore per i barbari ma anche una sicurezza per le nazioni che erano sotto la sua tutela. Attalo in persona guidava il composito esercito nel quale i Goti, pensiamo, nonostante la sua diffidenza, non dovevano certo costituire la parte meno rilevante. E ad esse si mantenne sempre fedele" ( in Le invasioni barbariche in Italia, Firenze 1901, p. 84). Scrive dunque lo storico egiziano: "Esso Costanzo, allorché compariva in pubblico, mostravasi di tristo ed austero aspetto; aveva grandi gli occhi, alto il collo e largo il capo, e stavasi del tutto chino sul cavallo da cui era portato, rivolgendo quinci e quindi obliquamente gli occhi, sicché, come sta espresso in un'antica sentenza, la sua forma a tutti pareva degna d'impero (precisamente, nella, Così, dopo una permanenza lunga e inconcludente sotto le poderose mura di Ravenna, àttalo ed Alarico si separarono e presero direzioni diverse. Di conseguenza quando Alarico, che oltretutto era il, Cosi, sulla scia di un doppio gravissimo errore, militare e politico, Costante salpò alla volta di Cartagine. Negli anni seguenti, dopo la morte di Alarico, avvenuta poco dopo, Onorio rifiutò di dare in sposa al suo successore Ataulfo la sorella Galla Placidia; i goti furono poi sconfitti da Flavio Costanzo, divenuto magister militum e sposo di Galla Placidia. Ma non basta. [62] Anche questa volta le richieste di Alarico vennero respinte, e il re dei Visigoti fu dunque costretto ad assediare per la seconda volta Roma (409). Questa volta era evidente l'intenzione dei Visigoti di non andarsene se non dopo aver preso e saccheggiato la città: era dunque preferibile perire di fame o combattendo sulle mura, piuttosto che abbandonarsi alle spade dei barbari per essere sgozzati come un gregge inerme.
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