Brevi Cenni Storici Villa Dino
Villa Dino nasce nel cuore del parco dell’Appia Antica, in uno dei suoi punti più caratteristici, ricca di storia e di monumenti.
La Storia all’ingresso di Villa Dino
All’ingresso vi sono due Sepolcri a Tempietto in Laterizio risalenti al II secolo d.C. Il primo a due piani in laterizio di due colori è stata rifatta nell’800 la facciata aggiungendovi frammenti marmorei e gli storici raccontano che questi monumenti vennero trasformati nell’800 in una sorta di “negozio di antiquariato” dove venivano venduti i marmi “spesso trafugati” che venivano ritrovati sull’Appia Antica.
Il secondo sepolcro evidenzia la trasformazione medievale in torre di vedetta e la tecnica di costruzione a tufelli apportata al monumento in quell’epoca.
E fu realizzata dal grande architetto Canina la facciata attuale con i numerosi inserti marmorei nell’ottocento.
Villa Dino immersa nella storia
Lo stesso Canina ha usato le stanze così ricavate all’ingresso della proprietà come “uffici sul campo”, purtroppo devastata dai cacciatori di marmi in epoca recente; la quasi totalità dei reperti di marmo sono stati infatti trafugati ed oggi sostituiti con altri inserti.
Luigi Canina, architetto, visse in Italia fra il 1795 e il 1856. Dal 1818 fu a Roma per studiare e dirigere numerosi cantieri, commissionati soprattutto dalla famiglia Borghese (tra i più famosi: i monumentali propilei di ingresso della Villa da Piazzale Flaminio).
Contemporaneamente coltivò un profondo interesse per l’archeologia, che lo portò ad essere nominato Commissario alle Antichità dell’allora Governo Pontificio nel 1839.
Diresse importanti scavi a Roma (nelle proprietà Borghese, nel Foro Romano, sull’Appia Antica), Tuscolo e Veio, e pubblicò numerosi studi sull’architettura e topografia antiche.
A lui si deve la realizzazione, tra il 1851 e il 1855, del progetto per la sistemazione della Via Appia Antica come passeggiata archeologica: si occupò di espropriare l’area della importante strada, ripulire e restaurare i monumenti ai lati della strada, creando il “Museo all’Aperto” che è tuttora davanti ai nostri occhi, per la conservazione sul posto dei reperti archeologici dei monumenti, allestiti su quinte architettoniche in corrispondenza degli antichi sepolcri.